venerdì 16 gennaio 2009

Settembre e il pesce decadente

Certo che letto oggi, a parte qualche citazione latina che fa sempre erudito, e francese che fa sempre raffinato, tolta qualche intuizione geniale e immortale sulla natura dell'animo umano, il Piacere dannunziano e' la storia di un giovinetto viziato che fa dichiarazioni d'amore patetiche a due donne in contemporanea, perdendole entrambe, in uno scenario con troppo fasto e soprattutto con troppi aggettivi.
Eppero', a chi mi trova un brano migliore del seguente come massimo esempio del Decadentismo italiano gli pago una cena di pesce.
-Preferite, tra i mesi neutri, l'aprile o il settembre?
-Il settembre. E' piu' feminino, piu' discreto, piu' misterioso. Pare una primavera veduta in un sogno. Tutte le piante, perdendo lentamente la loro forza, perdono anche qualche parte della loro realita'. Guardate il mare, la giù. Non dà imagine d'un'atmosfera piuttosto che d'una massa d'acqua? Mai, come nel settembre, le alleanze del cielo e del mare sono mistiche e profonde. E la terra? Non so perché, guardando un paese, di questo tempo, penso sempre a una bella donna che abbia partorito e che si riposi in un letto bianco, sorridendo d'un sorriso attonito, pallido, inestinguibile. E' un'impressione giusta? C'è qualche cosa dello stupore e della beatitudine puerperale in una campagna di settembre.
E l'Arietta di Antonio Salieri, la Toccata di Leonardo Leo, una Gavotta delle dame gialle del Rameau, una Giga di Bach dovrebbero essero le piu' decadenti del mondo, se e' vero che paion composte per essere danzate in un pomeriggio languido d'una estate di San Martino, entro un parco abbandonato, tra fontane ammutolite, tra piedistalli senza statue, sopra un tappeto di rose morte, da coppie di amanti prossimi a non amare piu'.

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