mercoledì 21 gennaio 2009

Il primo, ma anche no

Io non voglio fare ne' la figura dello snob, ne' quella dell'invidioso e nemmeno quella dello scettico. Voglio essere tutte e tre le cose insieme. Il discorso di insediamento oba-mistico rifulge di speranze e di buone propositi (e per forza, che doveva dire "qui tira una brutta aria, adesso vediamo un po' quello che si riesce a fare"?). Risplende di epica, oratoria e pathos, e sono tutte belle features governative che non hanno mai salvato una patria, figuriamoci un'economia o una civilta' (per convincere le masse si fa come con le donne, non importa quello che dici ma come lo dici, eppure si ricordano alcune masse convinte e famose nel secolo scorso che piu' che masse sembravano cancri). Ridonda pure di troppi "ma anche", l'oratio obamitica, e il manchismo dell'Occidente decretera' la sua stessa fine. Perche' nella geopolitica come nella micropsicologia, per avere successo nel mondo non contano mica i valori in cui credi, ma quanto ci credi. I manicheismi cinesi e islamici uccideranno tutti i i manchismi della vecchia e colta e libera Europa.
E la svolta epocale del giovanotto nero virtuoso alla White House e' epocale, certo, Obama e' il primo giovanotto alla Casa Bianca, e' il primo nero alla Casa Bianca, e' il primo presidente 2.0 alla Casa Bianca, e' il primo Presidente che va a fare la spesa in tuta come uno-qualunque, eppoi diciamolo pure che e' il primo presidente in un'America che non conta piu' un cazzo.

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