Ah, la nuova intellighenzia liberalpopulista.
Il conflitto d’interessi di Berlusconi ha inciso profondamente sul giornalismo italiano. Fin dai tempi della trombatura di Montanelli per arrivare a quella di Biagi, passando per Mentana e alle vicissitudini di Annozero, l’imprenditore Berlusconi entrato in politica ha lasciato il segno. Oggi le nomine Rai si discutono nel salotto privato del padrone di Mediaset. Ma tra i tanti mutamenti introdotti dall’anomalia Berlusconi c’è anche l’emergere delle lingue d’oro, veri professionisti dell’informazione populista. Le lingue d’oro non hanno però nulla a che vedere con le volgarità propagandistiche che si leggono ad esempio sul giornale della famiglia Berlusconi o sulle sue reti minori. No, quella è informazione che serve a nutrire i militanti, lo zoccolo duro dei berluscones. Le lingue d’oro si occupano, invece, d’informazione istituzionale, quella che viene offerta al grande pubblico e come tale deve rispondere a certi canoni. La deontologia giornalistica non c’entra nulla, si tratta solo di confezionare un prodotto credibile, di fronte al quale, cioè, il telespettatore pensante non si fa una risata e il politico adulato non arrossisce troppo. Informazione da Tg1 lottizzato, per intenderci, non a caso il trono più prestigioso per le lingue d’oro. Le lingue d’oro sono generalmente persone pacate che anche nelle sfumature caratteriali riescono a dare un’immagine rassicurante e super partes. Emilio Fede, per intenderci, non appartiene a questa categoria, lui rappresenta la propaganda militante, quella rozza e gridata. Le lingue d’oro, invece, evitano le polemiche, restano nell’ombra e soprattutto hanno il senso della misura. Non fanno spot ma scolpiscono la propaganda a piccoli tocchi giorno dopo giorno. Quando le cose vanno bene per Berlusconi non esagerano nelle adulazioni e quando le cose vanno male nascondono le verità il minimo indispensabile per proteggerlo. Le lingue d’oro riescono a soddisfare le esigenze del loro referente politico e allo stesso tempo salvare la faccia di fronte al grande pubblico. Riescono a fare propaganda low profile e convincere il pubblico che fanno vero giornalismo. Una categoria preziosissima nell’Italia del conflitto d’interessi e della lottizzazione della Rai. Una categoria frutto dei tempi che solo il ritorno a una piena libertà di stampa riuscirà ad estinguere.
La pupa e il secchione
2 mesi fa
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