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Città alfa
Essendo che mi piacciono le distopie più delle utopie -1984 è uno dei testi sacri della mia formazione politica-, posto che Anna Karina era più che carina nel '65, dato che ascoltare un'oretta di film nella lingua di Flaubert non dovrebbe far male, visto che il bianco e nero dà sempre un certo tono, chiarito che le forme di aggregazione e organizzazione umana mi affascinano, dai contratti sociali più partecipativi della polis alle forme più cupe delle dittature teocratiche o tecnocratiche, uno ci prova a vedere Alphaville di Jean-Luc Godard. Pesantezza rara, paragonabile ai film di fantascienza francesi degli anni Settanta, per arrivare a quel liberatorio -più per me che per lei- "Je vous aime".
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