“Km stai? D dove vieni? C 6? Va tt ok? Kasomai c vediamo dom.”
A parte che km significa chilometri e non come, d può essere una lettera dell’alfabeto, potrebbe significare di e da e do, può essere il simbolo del deuterio, della diottria, del diametro del cerchio, di una vitamina, del prefisso deci. A parte che la C6 è un’auto, e anche la C (Classe C, Mercedes) e anche la TT (Audi). A parte che la k in casomai non consente di risparmiare una preziosa lettera: in kiamami sì, in casomai no. A parte che dom può voler dire sia domani che domenica che domattina.
A parte tutto questo, il linguaggio tipico di sms, chat, email non solo è spesso ambiguo o di difficile lettura, non solo non è veloce se non si conosce la chiave interpretativa, non solo è scorretto, ma è soprattutto antiestetico e inelegante. Le massime espressioni della letteratura italiane non nascono dal connubio supremo tra la densità di un significato esatto e morale e informativo e l’armonia di un significante lirico, tra suoni e sostanze delle parole, tra gli insegnamenti e le immagini evocate dai costrutti e la musica prodotta dalle sublimi combinazioni delle lettere dell’alfabeto? Sia in prosa che in poesia. Non è che dobbiamo scrivere in un sms che il naufragar m’è dolce in questo mare, ma neanche “qnd m kiami vng kn t”.
In generale, non riceviamo moltissime lettere o messaggi scritti (tralasciando energia elettrica e telefoni e servizi postali). Ma si pensi alla speranza rilassata o concitata nell’attesa di una missiva, allo scarto della busta, autentico rito liturgico, all’odore della carta, che poi si tocca e si apre, alla vista delle parole sul foglio, disposte in un particolare ordine, con una precisa grafia, con un determinato inchiostro e con penna o matita di un definito spessore. Un “come stai?” acquista un significato unico, ci si può leggere trascuratezza o preoccupazione o ipocrisia o affetto. Tutti i sensi sono coinvolti nel rapporto carnale di un lettore con il suo proprio messaggio personale e personalizzato. E poi intervengono l’intelletto e la memoria, e nei casi più fortunati/sfortunati irrompono il cuore, la pancia, la spina dorsale. La lettera finisce nel fuoco, in un quadro, in un cassetto.
Brividi di panico, di vuoto, di dolore, o brividi di gioia, o di amore.
Terremoti di parole. Sussulti di vocali e consonanti.
La pupa e il secchione
2 mesi fa
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