Come definire la coerenza? Quale il suo campo di applicabilità? Qual è il confine tra osservanza del proprio credo più intimo e la capacità di cambiare idea con spirito critico, quale il limite fra l'attenersi ad un nucleo di valori inossidabile e costituente la propria natura cosciente e l'adeguarsi ragionato o ragionevole alle mutevoli condizioni al contorno? Non sono domande retoriche. Sono domande. E poi, la coerenza non si dovrebbe definire anche in base alla grandezza del tema trattato? E non sarebbe utile distinguere due tipi di coerenza? Una coerenza in senso stretto, di puro pensiero, che si manifesta in tempore; una coerenza in senso lato, che riguarda invece due ambiti distinti della persona che stridono e cozzano e non sono allineati (generalmente la convinzione morale e l'atteggiamento pratico). Il prete che la mattina precetta di non fornicare e di non desiderare la donna d'altri e la sera va con la puttana di turno immaginando che sia l'amante preferita del vescovo è incoerente in senso lato. Invece l'incoerenza delle proprie convinzioni viene alla luce nel tempo, a parte i casi di schizofrenia, quindi il giudizio è più arduo perché intanto il mondo esterno è cambiato. Il campo è spinoso perché la coerenza di pensiero la posso associare tanto ad un atteggiamento anti-relativistico e anti-modaiolo (che ratzingerianamente amo), quanto ad una immobilità di analisi critica che sfiora la stupidità (qualcuno diceva che solo lo stolto non cambia mai idea). Ma è chiaro che dipende da quanto è grave il tema. Se per vent'anni ho indossato solo jeans chiari e da oggi inizio a portarli scurissimi mi posso definire incoerente? Ancora. Ogni ideologia totalitaria del Novecento possedeva, almeno in una sua fase "stabile" e di mantenimento del potere, e almeno nella linea di pensiero "alta", quella dettata dagli intellettuali, un sistema di pensiero dogmatico e non mutevole. In questo senso definirei le dittature del secolo scorso coerenti in senso stretto. Il dogmatico è coerente. E dogmatico non è l'opposto di relativista ma di scettico, etimologicamente colui che osserva e ricerca incessantemente. Il fascismo dal 1924 al 1936 rimane pressoché ancorato ad un' unica visione della politica interna ed estera e sociale, dell'economia, della scuola, dei rapporti con la Chiesa, dei rapporti coi dissidenti.
Non valuterei la coerenza di se stessi nel tempo un metro di giudizio primario prescindendo uno dalla consistenza dell'oggetto del dibattito due dall'analisi delle mutate condizioni esterne.
Copernico da giovane aveva una visione tolemaica dell'universo.
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2 mesi fa
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