Un emendamento presentato da alcuni parlamentari del centrodestra e approvato dalla Camera stabilisce che un lavoratore precario che si rivolge a un giudice per chiedere di essere assunto, al fine di sanare un'irregolarità effettuata a suo carico dalla controparte, può ottenere un indennizzo non superiore a sei mensilità, ma non l'assunzione. Ventisettemila precari sono in causa con Poste Italiane per essere assunti. Alcuni hanno effettuato solo alcuni giorni di lavoro, ma, con cavilli, chiedono di "essere regolarizzati". Altri sono già stati assunti, ma fanno causa per avere l'assunzione retroattiva, con recuperi di stipendi, scatti di anzianità e diritti di pensione. Le Poste hanno già assorbito 20 mila precari per ridurre questo contenzioso. Se tutti gli ex precari assunti avessero fatto una causa, ci sarebbero state, probabilmente, altre 100 mila cause. Ammettere che un'impresa, in particolare una di servizio pubblico e finanziata con tasse a carico dei cittadini, come le Poste non possa scegliere il personale da assumere ma debba dipendere, per questo, da una sentenza, di questo o quel giudice, sulla base di questo o quel ricorso, vuole dire misconoscere l'efficienza economica e la responsabilità dei manager e aderire a un modello cubano. E ciò non vale solo per le Poste.
La pupa e il secchione
2 mesi fa
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