Per pubblicizzare le auto il furbo marketing italico decide di adagiare sul cofano una bella giovine, o di associare le performances motoristiche alle prestazioni sessuali –in pista come tra le lenzuola, sebbene la velocità sia un pregio solo nel primo caso mentre l'eccessiva rigidità del mezzo solo nel secondo-, o di correlare secondo il consolidato stile anni ‘80 il possesso del bolide all’automatica conquista di prede femminili. Succede anche per siliconi sigillanti, saponi, computer, schede telefoniche, profumi, cereali, climatizzatori, the, caffé e altre migliaia di prodotti o servizi.
“Ma certo, scusa, ma che informazione è questa?” direte voi, pensando che la legge microeconomica e di mercato che sottende il concetto dell’uso e abuso della bella ragazza in pubblicità sia riassumibile nel postulato apodittico tira più un pelo di f… che un carro di buoi. Questa frase è vera, punto. Ma avendo constatato di persona nelle tv e nei magazine di Paesi nordici e mitteleuropei che nella pubblicità di un famoso sapone non ci sono le cosce di una ventenne ma le mani e il viso di una cinquantenne sorridente, e avendo visto nei consigli per gli acquisti esteri una quantità molto minore di suddetto pelo sostitutivo di carri e di buoi, mi sono chiesto un paio di cose, stimolato al pensiero anche da una mia amica.
La prima. Siamo sicuri che una top model sia sempre la scelta migliore per vendere di più un certo prodotto? Se il potenziale target di uno stimolatore per tonificare i glutei sono le ultraquarantenni non propriamente in forma, mettere una diciottenne annoiata con le chiappe durissime è azzeccato? Se i principali acquirenti di cosmetici, servizi di benessere, palestre, prodotti da cucina fossero gli over 50, magari in carriera (ricordiamoci che il potere d’acquisto è direttamente proporzionale all’età, ossia gli anziani hanno in media molti più soldi da spendere dei giovanotti, visto che negli uffici postali italiani la principale causa delle file snervanti è dovuta alle coppie di nonni che ritirano una quantità di soldi nella maggior parte dei casi molto superiore ai reali desideri di spesa), non potrebbe risultare non massimamente efficiente, o addirittura controproducente, utilizzare le figlie e le nipoti degli stessi over 50? Quelle possono attirare me, ma a me la pentola a pressione e il rassodachiappe non interessano ancora. Voglio dire che a volte i poveri vecchi buoi tirano più dei giovani bei peli.
La seconda. Anche nei casi in cui l’equazione di mercato pubblicità figa = figa in pubblicità sia vera, c’è da chiedersi perché sia così vera, e perché sia più vera nei Paesi mediterranei rispetto ai Paesi nordici. Premesso che la parola “femminismo” non mi piace perché non so cosa significhi, è noto che almeno nel mondo occidentale sono state condotte soprattutto negli ultimi due secoli battaglie per i diritti della donna. Diritti al lavoro, al voto, all’espressione di sé, ad una condotta di vita via via più maschile, o, vista da un lato più bello, ad una condotta più umana (lasciamo da parte gli estremi tentativi superomistici).
Questa nata o rinnovata consapevolezza di sé, questa donna soggetto e non più oggetto, questa donna matura e sorridente e decisa e a volte incazzata perché non si fa vedere nelle pubblicità italiane? La via della maturità civile è lunga e passa spesso per guerre con o senza spargimenti di sangue, ma non si dica che nello stato attuale si reclamano prodotti con ragazze tanto appariscenti quanto impersonali solo perché la società maschile italiana è ancora molto maschilista. Anche le donne dovrebbero incamminarsi nella polverosa via della civilizzazione, prendendo a braccetto gli uomini. O a schiaffi, va bene lo stesso. Ma finché la maggior parte delle dodicenni affermerà di voler fare la velina, finchè le ventiduenni si strapperanno le chiome per potersi far strappare i capelli dall’ultimo campione dell’ultimo reality, finché le trentaduenni piangeranno sul letto il sabato sera perché il principe azzurro che le porti bambini biondi e abbracci teneri si è perso per strada e proprio non vuole arrivare per il bacio della buonanotte, finché ci sarà tutto questo, guardatevi i bei culi nella pubblicità del dentifricio, godetevi le smutandate di Buona Domenica e non lamentatevi.
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