sabato 17 novembre 2007

Essere fighi - Essere e tempo

Premessa. Capisci di non essere più un adolescente quando senti che non c’è più il legame di proporzionalità diretta tra la porzione di mutanda che ti esce dai jeans a vita bassissima e l’essere fighi.
Corpo del testo. Come sempre i proverbi custodiscono la tradizione di un popolo, convertita in saggezza. In particolare mi riferisco al proverbio senza verbi, che qui modificherò per preservare la fascia protetta dalla vulgaritas del termine: “Il penis del giovane, la testa del vecchio”. Sembrerà una cazzata (ecco che ho usato già la stessa radice della parola che volevo oscurare) ma la questione è profonda. Heidegger nel suo “Essere e tempo” ci sarebbe andato a nozze con questa frase senza verbo. Lui si chiedeva: come l’individuo comprende se stesso nel tempo? Come costituisce la sua personalità sulla base di passato, presente e futuro? Ed usava il concetto di “ripetizione” per indicare la continua ed incessante interpretazione di passato e futuro da parte dell’individuo. Io ho una teoria più pragmatica che ontologica, ed è chiaramente falsificabile, cioè vera finchè non confutata. Eccola.
La comprensione di noi stessi nel tempo ha una solida base genetica e cresce e si evolve insieme ai nostri tessuti. Siamo in grado di vivere temporalmente solo il nostro presente. Certo che ricordiamo il nostro passato, e quasi sempre comprendiamo le azioni fatte, e le giustifichiamo, ma intimamente sentiamo che non sono più nostre, non ci appartengono. Così come non ci appartengono le azioni future: possiamo immaginarle e osservare attentamente quelle di chi è nato prima di noi, ma in nessun modo riusciamo a viverle con la stessa disposizione, neanche frequentando corsi accelerati di vita. Possiamo ricordare il passato individuale e intuire un futuro individuale, ma sapremo vivere soltanto hinc et nunc. Ne deriva, come corollario, che la conoscenza della dimensione temporale, e quindi del proprio sé, e quindi anche del concetto di umanità, è una funzione di distribuzione cumulativa rispetto al tempo, sempre crescente.
Conclusione: per via della maledetta funzione cumulativa, il vecchio sa ma non può più, mentre il giovane potrebbe ma non sa ancora.

1 commento:

Unknown ha detto...

BELLISSIMA STEFANO!!!!! Paolo C. Fienga (Ti ricordi di me?!?)